Produzione Gioiosa Confraternita 2010
Monologo diretto e interpretato da Luigi Pozza
Scritto da Luigi Pozza, con testi originali di Egon Schiele.
Musiche originali: Francesco Perale Paolo Calzavara
Elementi scenici: Elis Fraccaro Riccardo Martinello
Note di regia
“Egon Schiele è un bambino, un adolescente, un adulto e un vecchio contemporaneamente. Un bambino con la maturità di tutta l’esperienza, un adolescente in punto di morte, un uomo da cui tutta l’energia della giovinezza non è svanita, un vecchio che vive nei dolci sogni dell’infanzia” – Tietze
Forse Schiele era tutto questo. Noi intanto ci siamo presi molto tempo e alcune libertà per inventare questo spettacolo. Sul tempo c’è poco da dire: Amiamo la lentezza e il gusto, siamo in totale controtendenza con la società attuale e il mercato. Siamo una ciurma dedita alla decrescita. Sulle libertà invece possiamo dire di più: Le parole di questo spettacolo sono per un buon 70% parole originali di Egon Schiele e per il restante 30% parole anarchiche. Questo per dire che ci siamo presi la libertà di scomporre la poesia di Egon e di mescolarla secondo la nostra emotività ed esperienza. Lo spettacolo quindi segue la vita di Schiele ma le sue parole no. Di conseguenza, ci siamo presi la libertà di non scattare una foto all’artista (anche se a lui piacevano molto le foto) né di scriverne la biografia. Questo spettacolo non è Egon Schiele. È una visione attraverso lo specchio di Egon Schiele. Ci siamo anche presi la libertà di: – Mostrarvi pochissimi quadri (ma è una bugia, perché diventiamo moltissimi quadri con il corpo e con i suoni) – Trattare male Roessler e di usare davvero poco del “suo” diario. – Trattare male la madre, l’amante/modella, la moglie… tutte le figure femminili insomma, ma solo perché è il personaggio a suggerircelo. E non vogliamo dire che Schiele non amasse, ma lo faceva a modo suo. Ci siamo presi la libertà di non badare affatto alla psicanalisi che tanto è accostata all’arte di Schiele, per abbracciare un profumo di oriente che spunta qua e la tra le parole di Schiele stesso. Ci siamo presi, inoltre, la libertà di scomodare lo spazio-tempo facendo coincidere la caduta di quell’impero e di quella umanità con la caduta di questo impero e di questa umanità, inserendo oggetti che oggi ci sono e all’epoca non c’erano e accorgendoci che le differenze tra quel passato e il nostro presente sono tragicamente minime.
Luigi Pozza